martedì

1 - La rapina / The robbery

Estensione del Regno delle Due Sicilie (in verde)
Extension of the Kingdom of Two Sicilies (in green)

(English text at bottom)

Devo, ma proprio devo, commentare le abominevoli ma non sorprendenti dichiarazioni del (per fortuna ex) ministrino italiano Brunetta, il quale vanta il più ampio divario mai registrato tra proclami e insuccessi. Ecco la sua affermazione più pregnante: “Se non avessimo la Calabria e la conurbazione Napoli-Caserta, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l'Italia sarebbe il primo Paese in Europa”.
 
Primo, siamo lieti che il ministrino, dopo tanto cercare, abbia trovato una ragione per essere gli ultimi in Europa. Ci voleva, perché con il grande impegno profuso, la nota capacità e la cristallina onestà dell’ex governo Berlusconi proprio non si spiegava.
Secondo, a proposito degli “standard del resto del paese" e, già che ci siamo, dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, riportare alla memoria qualche fatterello storico non fa male. Innanzitutto diamo un'occhiata alla situazione dei patrimoni degli stati pre-unitari nel 1859:
    
Da Francesco Saverio Nitti, La Scienza delle Finanze.

Sì, i Savoia erano proprio con le pezze al culo. Intanto nel Regno delle due Sicilie, erano stati inaugurati: la prima ferrovia, il primo ponte in ferro d'Europa, la prima illuminazione a gas, il primo telegrafo, la prima nave a vapore, la prima catena di montaggio, il primo osservatorio vulcanologico del mondo e via discorrendo.
Quando quell'illuso di Garibaldi muore a Caprera, muore finalmente consapevole, e per questo distrutto, di essere stato usato dalla fine intelligenza di Cavour al servizio di quel godereccio minus habens (ma va?) di Vittorio Emanuele II per compiere una rapina.
Fu mera conquista. Il popolo meridionale fu vinto, non accolto. I proprietari terrieri del sud cercarono protezione contro gli espropri piemontesi alleandosi con i briganti: la delinquenza comune e il capitale s'incontrarono, nacquero le varie mafie. La "piemontizzazione" fu abbandonata, il popolo meridionale fu abbandonato, non prima di averlo spogliato di tutto. Amen.

Oggi a Scampìa e nella "conurbazione Napoli-Caserta" i bambini vogliono diventare spacciatori e camorristi, non ci sono altri modelli. Lo stato è assente, si dice. Ma lo stato è mai diventato quel sottofondo di regole in cui ogni cives si riconosce? E i napoletani l'hanno mai considerato tale? No, ma perché?
Perché 150 anni fa lo Stato sparì con la refurtiva e non si è mai più fatto vedere da quelle parti. Come stupirsi poi che in 150 anni l'atteggiamento dei meridionali verso i "piemontesi" non sia cambiato?  Dai piemontesi bisognava e bisogna tuttora difendersi, altrimenti ti portano via pure l'anima.
La chiamano "questione meridionale", un leviatano invincibile, ormai non più sfida per nessun governo (a parole sì, nei fatti zero), che tanto non si può risolvere, anzi visto che non si può risolvere vediamo che vantaggio ne possiamo avere. 

Le due Germanie sono state unificate, impresa titanica. All'epoca tutti si chiedevano come sarebbe stato  posssibile, quale gigantesco impegno e sforzo economico sarebbe stato necessario. La differenza è una sola: il governo tedesco lo voleva davvero, mentre da noi sono centocinquant'anni che le mafie fanno comodo alla classe politica per muovere voti. Solo non hanno fatto i conti con la capacità mafiosa di riuscire dove loro falliscono: a unificare le due Italie ci sta riuscendo la 'Ndrangheta.  

Non sarà che da quella rapina di 150 anni fa abbiamo una questione settentrionale da risolvere?
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I have to comment the statements by the abominable but not surprising little former italian Minister Mr. Brunetta, which has the largest gap ever recorded between proclamations and failures. Here is his most telling statement: "If we had not Calabria and Naples-Caserta, or better if these areas had the same standards as the rest of the country, Italy would be the first country in Europe."

First, we are pleased that the little minister, after a long search, found a reason to be last in Europe. We needed it, because with the strong commitment and the known ability and integrity of the Berlusconi's government, this could not be explained.
Second, about the "standards of the rest of the country" and, while we're at, the celebrations of the 150th anniversary of the Unification of Italy, bring to mind some historical numbers helps. First let's look at the assets of the
pre-unified states  in 1859:
   

Yes, the "Savoia" were in rags. Meanwhile, in the Kingdom of the Two Sicilies, had been opened: the first railroad, the first iron bridge in Europe, the first gaslight, the first telegraph, the first steamboat, the first assembly chain, the first volcanological observatory of the world and so on.
When the ingenuous
Garibaldi died in Caprera, he was finally conscious to have been used by the Kingdom of Savoy to carry out a robbery.
It was mere conquest. The Southern people was won, not accepted. The landowners of the south sought protection against Savoy expropriation with the Mafia: the delinquency and capital came together, they gave birth to the organized crime. The "piemontizzazione" was abandoned, the Southern people was abandoned, but not before it was stripped of everything. Amen.

Today in various areas in Naples and Caserta children want to become drug dealers and gangsters, there aren't other models. The state is absent, they say. But the state has ever become the foundation of rules where each "cives" should recognize himself? No, why?
Because 150 years ago the state disappeared with the loot, and nobody has seen it again. After 150 years the attitude of Southerners toward the "Piedmont" is not changed. They had to 
defend themselves from the "Piemontesi" and they still have to, otherwise they will take away their souls as well.
It's called "southern question", an invincible leviathan, no longer a challenge for any Italian government (in words, yes, in facts zero).
And, given that it's not possible to solve the problem, let's see what political advantage they may have.

The two Germanys were unified, titanic. At that time everyone wondered how it would be possible, as a huge commitment and financial effort would be needed. The difference is only one: the German government wanted it really, while in Italy since 150 years mafias are convenient to the political class to move votes.

Could it be that from the robbery of 150 years ago, we have now a "northern question" to solve?

domenica

2 - Il massacro / The massacre

Foto "ricordo" di quattro "briganti" catturati.
I quattro sono morti e tenuti seduti dai loro assassini
"Souvenir" photo of four "bandits" captured.
The  four are dead and their killers keep them seated.

(English text at bottom) 
 
"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esser preso a sassate, essendo colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio."

Chi scrive è Giuseppe Garibaldi, in una lettera ad Adelaide Cairoli del 1868. Pochi anni sono passati dall'inizio della rapina savoiarda ai danni del Regno delle Due Sicilie e Garibaldi comincia a capire.
Una brutta storia, con la quale la storiografia ufficiale non vuole tutt'oggi fare i conti. I libri di scuola celebrano l'epica risorgimentale, coronata dal "giusto" esito dell'unità d'Italia, tacendo delle deportazioni e fucilazioni di massa, della pulizia etnica, dei saccheggi e degli interi paesi rasi al suolo. Una bruttissima storia.
Nel 1863 fu promulgata la legge Pica, istituita dal governo Minghetti come "Procedura per la repressione del brigantaggio e dei camorristi nelle Provincie infette" che dette mano libera ai criminali di guerra savoiardi:         

Art.1: Fino al 31 dicembre nelle province infestate dal brigantaggio, e che tali saranno dichiarate con decreto reale, i componenti comitiva, o banda armata composta almeno di tre persone, la quale vada scorrendo le pubbliche strade o le campagne per commettere crimini o delitti, ed i loro complici, saranno giudicati dai tribunali militari;
Art.2: I colpevoli del reato di brigantaggio, i quali armata mano oppongono resistenza alla forza pubblica, saranno puniti con la fucilazione;
Art.3: Sarà accordata a coloro che si sono già costituiti, o si costituiranno volontariamente nel termine di un mese dalla pubblicazione della presente legge, la diminuzione da uno a tre gradi di pena;
Art.4: Il Governo avrà inoltre facoltà di assegnare, per un tempo non maggiore di un anno, un domicilio coatto agli oziosi, ai vagabondi, alle persone sospette, secondo la designazione del Codice Penale, nonché ai manutengoli e camorristi.

Circa 15.000 "briganti", cioè tutti coloro che si opponevano con le armi alla "piemontizzazione" furono sterminati o deportati. Ovviamente, se il corso degli eventi fosse andato alla rovescia, il brigantaggio dell'epoca si sarebbe chiamato "Resistenza". Ma la storia non la scrivono i vinti.
La deportazione, unitamente a quella dei militari borbonici che rifiutarono obbedienza al Savoia, avvenne in svariati campi di concentramento piemontesi, dei quali è più tristemente famoso quello di Fenestrelle, una fortezza nella Val Chisone (oggi provincia di Torino), originariamente costruita per la difesa del confine con la Francia e che si prestò a divenire un vero lager per meridionali:


Persino il cinico Cavour si oppose alla deportazione, affermando che "è un atto impolitico sotto tutti gli aspetti. Il trattare tanta parte del popolo da prigionieri non è mezzo di conciliare al nuovo regime le popolazioni del Regno".
Ma fu l'ineffabile generale La Marmora ad averla vinta: "…non ti devo lasciar ignorare che i prigionieri napoletani dimostrano un pessimo spirito. Su 1600 che si trovano a Milano non arriveranno a 100 quelli che acconsentono a prendere servizio. Sono tutti coperti di rogna e di vermina, moltissimi affetti da mal d'occhi... e quel che è piú dimostrano avversione a prendere da noi servizio. Jeri a taluni che con arroganza pretendevano aver il diritto di andar a casa perché non volevano prestare un nuovo giuramento, avendo giurato fedeltà a Francesco secondo, gli rinfacciai che per il loro Re erano scappati, e ora per la Patria comune, e per il Re eletto si rifiutavan a servire, che erano un branco di carogne che troveremo modo di metterli alla ragione. Non so per verità che cosa si potrà fare di questa canaglia, e per carità non si pensi a levare da questi Reggimenti altre Compagnie surrogandole con questa feccia. I giovani forse potremo utilizzarli, ma i vecchi, e son molti, bisogna disfarsene al piú presto".

Non ci sono stime ufficiali dei morti di Fenestrelle (per la verità non c'è proprio niente di ufficiale in questa storiaccia), ma sappiamo che morirono di stenti e freddo in molte migliaia. Data l'asperità del terreno era scomodo scavare fosse comuni e i loro corpi furono sciolti nell'acido in apposite vasche, quando non andarono a rifornire i tavoli anatomici di Lombroso, forsennato ricercatore di fossette occipitali vere o presunte dei "criminali" meridionali.
Solo nel 2008, ad opera di associazioni di volontari e non certo dello Stato, una lapide è stata posta a Fenestrelle per ricordare gli eccidi:


Già, i pochi che sanno. Gli inglesi hanno elaborato il loro passato coloniale, i tedeschi hanno analizzato in lungo e in largo il nazismo, l'Italia non affronta il suo passato di massacri di duosiciliani.
Uno Stato che tace è colpevole e il fuoco anti-meridionalista è acceso e vivo.
Viva l'Unità d'Italia!

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"The indignities suffered by southern populations are immeasurable. I am convinced that I did not wrong, but today I wouldn't go to southern Italy, for fear of being stoned, having there caused only squalor and hate."
 
The writer is Giuseppe Garibaldi, in a letter to Adelaide Cairoli, 1868. Few years have passed since the beginning of the Savoy robbery against the Kingdom of the Two Sicilies and Garibaldi begins to understand. 

A sad story, with which the official history still does not want to deal. The school books celebrate the epic of the "Risorgimento", capped by the "right" outcome of the unification of Italy, being silent about the deportations and mass executions, ethnic cleansing, looting and entire towns razed to the ground. An ugly story.

In 1863
the "Pica law" was promulgated, established by the Minghetti government as "Procedure for the repression of brigandage and the Camorra in the infested provinces" that gave total killing license to the Savoy criminals:

Article 1: Until December 31 in the provinces infested by brigands, declared by Royal Decree, the components group, or an armed group composed of at least three people, who go browsing through the public streets or the countryside to commit crimes and their accomplices will be tried by military courts;

Art.2: The perpetrators of the crime of robbery, armed hand who resist the forces of law will be punished by execution;
Art.3: the reduction of one to three degrees of punishment will be given to those who have already or will voluntarily give themselves up within one month from publication of this Law;
Art.4: The Government will also have the right to assign, for a period not exceeding one year, a house arrest to idle, vagabonds, suspects, according to the designation of the Penal Code, as well as accomplices and "Camorristi".
 
About 15,000 "bandits", i.e. all those who opposed the arms to "piemontizzazione" were exterminated or deported. Obviously, if things would have been different, the brigands would have been called "resistants." But history is not written by losers.

The deportation, together with that of Borbone soldiers who refused obedience to the Savoy, took place in several concentration camps in Piedmont, among which the most infamous is Fenestrelle, a fortress in Chisone valley (today in the province of Turin), originally built for the defending the border with France, that became a real concentration camp for Southerns:

 
Even the cynical Cavour was opposed to the deportation, saying that "it is an  impolitic act in all respects. This way of treating prisoners is not a means of reconciling the new regime with the people of the Kingdom"

But it was the ineffable General La Marmora to have it both ways:
"... I will not let you ignore the Neapolitan prisoners show a bad spirit. On the 1600, which are located in Milan will not come to 100 those who agree to serve. They are all covered by mange and worms, many suffering from sore eyes ... and most of them are averse to serve. Yesterday certain who arrogantly claimed to have the right to go home because they did not want to pay a new oath having sworn allegiance to Francesco II, I told that their king had fled, and now for the common Homeland, and the new elected king they can't refuse to serve, that they are a bunch of bastards and that we will find a way to put them to reason.
I do not know for truth what can you do with this rogues, and for heaven's sake do not think to raise regiments from this scum. Young people maybe we can use, but older, and they are many, we must get rid of as soon as possible."
 
There are no official estimates of the dead at Fenestrelle (actually there's really nothing official in this story), but we know that they died of starvation and cold in many thousands. Given the unevenness of the ground, 
digging graves was uncomfortable; so their bodies were dissolved in acid in tanks, or they went to replenish the anatomical tables of Lombroso, the mad scientist who invented the "criminal anthropology".
Only in 2008, for the work of voluntary groups, a plaque was placed in Fenestrelle to remember the massacres:


"I pochi che sanno", the few who know. The British have studied their colonial past, the Germans have analyzed the length and breadth of Nazism, Italy does not deal with its past of massacres of Southerners. A silent nation is guilty and the
anti-southerners fire is lit and living. 
Thumbs up for the Unity of Italy!

giovedì

3 - L'assedio di Gaeta / The siege of Gaeta

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(English text at bottom)

Perdere la vita in guerra è già una cosa sufficientemente stupida per essere minimamente accettabile. Quando poi la guerra è comunque persa e la nazione per cui uomini fedeli a un ideale e ad un sovrano hanno combattuto non esiste più, e i libri di storia li cancellano, e neanche più i vinti sanno che sono esistiti, quei morti gridano vendetta.

Questo è quanto è accaduto ai combattenti dell'esercito del Regno delle Due Sicilie nell'assedio di Gaeta del 1860-61, ultimo terribile atto della resistenza del Regno di Napoli al massacro savoiardo. Fu l'ultimo assedio di una fortezza nella storia europea, durato 102 giorni e costato la vita a molte migliaia di militari e civili. Ora dobbiamo ricordarlo, e oggi voglio in particolare far rivivere il sacrificio dei reggimenti svizzeri al servizio di Francesco II di Borbone.  

Inquadriamo un po' Gaeta: situata poco a sud del confine tra lo Stato Pontificio e le Due Sicilie, fino alla fine del Regno era stato un porto commerciale e militare molto importante ed una grande scuola di marineria. Dopo, il nulla: i gaetani emigrarono in massa (mai successo prima, come del resto in tutta l'Italia meridionale) dopo gli espropri e la soppressione scientifica e sistematica di ogni attività economica della città ad opera dei piemontesi.

E inquadriamo un po' anche i reggimenti svizzeri del Regno di Napoli: la presenza dei militari elvetici nell'esercito borbonico datava dal 1734 e al momento dei fatti in questione era consolidata in quattro reggimenti, ognuno costituito da 2 battaglioni con 6 compagnie: una di granatieri, una di cacciatori, quattro di fucilieri, con una batteria di artiglieria.

3° reggimento Svizzero

I napoletani volevano bene ai soldati svizzeri: li chiamavano affettuosamente "Titò", parola ancora presente e utilizzata nel dialetto napoletano, dal suono dei loro tacchi in marcia.
Molti soldati avevano moglie napoletana, molti dei loro discendenti sono ancora a Napoli: i Caflisch, i Wenner, i Brunner, i Fevot.
Vi consiglio, per approfondire la storia dei reggimenti svizzeri a Napoli, la lettura di un bell'articolo di Ciro La Rosa qui, dove ho ricavato alcune delle informazioni nonché le foto di questo post.

Sì, e vero, combattevano per denaro. Ma quando perdi la vita combattendo, non è per i soldi. Quando ti rifiuti di arrenderti non è per i soldi. Quando ti rifiuti di rinnegare un giuramento non è per i soldi. Quando combatti già sapendo che la battaglia è persa vuol dire che hai sposato una causa, vuol dire che credi. Possono sembrare parole militariste; be' non lo sono. Per me ogni esercito del mondo è inutile e dannoso. Sto parlando solo di uomini.

Dunque il Re Francesco II, la Regina Sofia di Baviera e parte della loro corte, con un esercito di circa 12.000 uomini (quanto rimaneva di tutto l'esercito napoletano), si asserraglia a Gaeta il 13 novembre 1860. Da questo momento inizia il cannoneggiamento piemontese sostenuto da un esercito di 18.000 uomini al comando del famigerato generale Enrico Cialdini (un nome da non dimenticare, il massacratore dei "briganti" meridionali), che durerà complessivamente 75 giorni (del totale di 102 giorni di assedio, interrotti solo da brevi tregue di trattativa sempre sdegnosamente rifiutata dai duosiciliani). Intanto tra le truppe e i civili si diffonde un'epidemia di tifo petecchiale, tanto per gradire.

La situazione volge al peggio il 19 gennaio 1861, quando le navi francesi che fino a quel momento avevano scongiurato il blocco navale e consentivano l'arrivo dei rifornimenti a Gaeta, abbandonano il golfo in seguito ad una trattativa segreta tra Cavour e Napoleone III, lasciando campo libero alle navi piemontesi che bloccano ogni possibilità di rifornimento.

Tifo, fame e bombardamenti uccidono Gaeta e gli assediati, la capitolazione avviene il 13 febbraio. I soldati napoletani escono dalla fortezza con l'onore delle armi.
Delle poche migliaia di combattenti superstiti pochissimi accetteranno di passare nell'esercito piemontese, quasi tutti saranno deportati nel campo di concentramento di Fenestrelle dove moriranno di stenti.
Alle centinaia di svizzeri, protagonisti di episodi di assoluto eroismo, non sarà riconosciuto dai piemontesi lo status di truppe combattenti. Saranno trattati come criminali comuni.

13ma compagnia Cacciatori Svizzeri

So che la storia non si fa con i "se", ma va fatta una considerazione militare importante. Francesco era re da un anno e non aveva alcuna esperienza militare. Se il re non avesse abbandonato Napoli, malignamente consigliato a farlo, con tutta probabilità i piemontesi se ne sarebbero tornati a casa con le pive nel sacco.
Non sarebbe stato possibile ai piemontesi cingere d'assedio Napoli ed affamarla, soprattutto con il popolo napoletano che adorava il suo re: ricordiamo che i napoletani hanno cacciato i tedeschi in quattro giorni nel 1944, con poche armi e tanta rabbia. E la Wermacht non era certo militarmente inferiore all'esercito piemontese.    

Che fine fece Francesco II? Esule per breve tempo nello Stato Pontificio, si trasferì definitivamente a Parigi dove visse fino alla morte, nel 1894. A Parigi visse modestamente: tutti i beni dei Borbone erano stati confiscati dal Regno d'Italia, che si offrì di restituirglieli in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul Regno delle Due Sicilie. Francesco non accettò mai.
L'ultimo re era partito da Napoli senza portar via neanche uno spillo. Quando, nel 1946, i Savoia lasciarono l'Italia, partirono con diciotto treni (18), la maggior parte dei quali diretti in Svizzera.   
Oggi, noi sappiamo che non dobbiamo dimenticare.
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Losing lives in war is already something stupid enough to be minimally acceptable. But when a war is already lost and the nation for which men loyal to an ideal and to a king fought doesn't exist anymore, and history books erase them, and not even losers know that they existed, that dead cry out for vengeance.

This is what happened to the fighters of the army of the Kingdom of the Two Sicilies during the 1860-61 siege of Gaeta, the last terrible act of resistance to the Savoy massacre of the Kingdom of Naples. It was the last siege of a fortress in European history, which lasted 102 days and costed the lives of many thousands of soldiers and civilians. Now we have to remember, and today in particular I want to relive the sacrifice of the Swiss regiments in the service of Francesco II of Bourbon.


Located just south of the border between the Papal State and the Two Sicilies, until the end of the Kingdom Gaeta had been a very important commercial and military port and a great school of seamanship. After that, nothing: the gaetans emigrated in crowds (never happened before, as in all southern Italy) after the expropriations and systematic suppression of all economic activity by the Savoy troops.


So King Francesco II and Queen Sofia of Bavaria and part of their court, with an army of 12,000 men (what remained of the whole Neapolitan army), barricaded themselves in Gaeta November 13, 1860. From that moment the Savoy shelling supported by an army of 18,000 men under the command of the notorious general Enrico Cialdini (a name not to be forgotten, the man who massacred the "bandits" in the South), which will last a total of 75 days (the total number of 102-day siege, interrupted only by brief truces negotiation always indignantly rejected by "duosiciliani"). Meanwhile, among the troops and civilians spread an epidemic of typhus, just to enjoy.


The situation turns for the worst January 19, 1861, when the French ships that until then had prevented a naval block and allowed the arrival of supplies at Gaeta, leave the gulf as a result of a secret negotiation between Cavour and Napoleon III, leaving field open to ships that blocked any possibility of supply.


Typhus, starvation and bombings kill Gaeta and the besieged, capitulation is February 13. The Neapolitan soldiers leave the fortress with the honors of war.
Of a few thousand fighters remaining few will agree to go in the Savoy army, almost all will be deported to the concentration
camp of Fenestrelle, where they will die of starvation.
To the hundreds of Swiss players in episodes of absolute heroism, will not be recognized by the Savoy troops the status of combatants. They will be treated as common criminals.
 
13th Swiss Hunters Regiment
 
I know that history is not made with the "if", but an important military consideration is needed. Francesco II was king for a year and had no military experience. If the king did not abandon Naples, maliciously recommended to do so, in all probability the Savoy army would have returned home empty-handed.
It wouldn't be possible to lay siege to Naples and starve it, especially with the Neapolitan people who loved their king. Remember that the Neapolitans have driven out the Germans in 1944 in four days, with few weapons and a lot of anger. And the Wehrmacht was not militarily inferior to the Savoy army.


What happened to Francesco II? Exile for a short time in the Papal States, he moved to Paris where he lived until his death in 1894. In Paris he lived modestly: all the goods had been confiscated by the Kingdom of Italy, who offered to return them in exchange for giving up all claim to the Kingdom of the Two Sicilies. Francesco never accepted.
The last king had left Naples without taking away even a pin. When, in 1946, the Savoy left Italy,
eighteen trains departed with, most of which headed to Switzerland.

Today, we know that we must not forget.

martedì

4 - La vergogna del 21 ottobre 1860 / The shame of october 21, 1860

Napoli - Piazza del Plebiscito
Naples - Plebiscite square 

(English text at bottom) 

L'Austria è stata più fortunata. Ha ritrovato se stessa perché la storia è andata diversamente, perché l'Europa oggi non è nazista. L'anschluss del 1938 ricorda molto l'annessione forzata del Meridione d'Italia al Regno savoiardo. In ambedue i casi ci fu un plebiscito-farsa che sancì la "volontà del popolo" ad essere soggiogato. Guardate la scheda di voto del plebiscito austriaco, non c'è bisogno di capire il tedesco:


Per quanto clamorosamente abnorme, è nulla in confronto alla modalità di voto del 21 ottobre 1860,  quando il popolo meridionale fu chiamato a votare a favore dell'annessione dell'ormai ex Regno delle Due Sicilie al Regno dei Savoia.
Non c'era una scheda contenente la domanda ma una scheda per il Sì all'annessione e una per il No; la domanda, affissa, era:

"Il popolo vuole un'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele II re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?"

Il votante entrava nel seggio e la prima cosa che vedeva era il drappello di guardie piemontesi armate accompagnate dal fior fiore della camorra; sì, avete capito bene, perché Liborio Romano, neo-nominato ministro dell'interno, aveva assegnato a quest'ultima compiti di polizia.
Il povero votante era costretto a prelevare una delle due schede sotto gli occhi di tutti, rendendo il voto palese. C'è da stupirsi che qualcuno abbia votato contro; anzi, c'è da stupirsi che qualcuno abbia votato. 
Infatti, votò il 19% degli aventi diritto e il risultato fu di 1.734.117 voti favorevoli e 10.979 contrari. All'epoca corsero voci, più che plausibili, che i voti contrari fossero stati gonfiati per rendere un po' più credibile il risultato. 
Il "plebiscito" del 1860 è sciaguratamente celebrato a Napoli dalla sua più grande piazza, Piazza del Plebiscito appunto. E, vergogna ai napoletani che non lo sanno (non sarei stupito se fosse la maggioranza), dalla stele di Piazza dei Martiri, che ricorda i duosiciliani opportunisti, caduti nell'adempimento del  sacro dovere di vendere l'Italia Meridionale ai Savoia:


La targa sulla base della stele recita:


ALLA
  GLORIOSA MEMORIA
  DEI
  CITTADINI NAPOLETANI
  CHE CADUTI NELLE PUGNE O SUL PATIBOLO
  RIVENDICARONO AL POPOLO
  LA LIBERTÀ DI PROCLAMARE
  CON PATTO SOLENNE ED ETERNO
  IL PLEBISCITO DEL XXI OTTOBRE MDCCCLX
  IL MUNICIPIO
CONSACRA

Una celebrazione che non ha nulla da invidiare a quelle di Saddam, Gheddafi e di tutti i violentatori di popoli di cui il mondo è ricco. 
Ma il rendiconto della storia, prima o poi, arriva.

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The "Anschluss" (annexation) of Austria proclaimed by Adolf Hitler in 1938 resembles the forcible annexation of Southern Italy to the Kingdon of Savoy. But Austria was more fortunate, just because history went differently, just because Europe today is not Nazist. 
In both cases there was a sham plebiscite that sanctioned the "will of the people" to be subjugated. Look at the ballot of the plebiscite in Austria, there is no need to understand German:


Even if abnormal, it is nothing compared to the ridiculous vote on 21 October 1860, when the Southern people was called to vote in favor or against the annexation of the Kingdom of the Two Sicilies to the Kingdom of Savoy.
There was no voting card containing a question; only the choice between two cards, one with "YES" and the other with "NO". The question, hanging on the wall, was:

"Do people want an united an indivisible Italy with his constitutional King Vittorio Emanuele II and his legitimate descendants?"

 
The voter entered the polling station and the first thing he saw was the squad of armed Savoy guards accompanied by some bandits from Camorra; yes, you are reading right: Liborio Romano, newly-appointed interior minister, had just appointed them as police officers.
The poor voter had to pick one of two cards in full view of everyone. Would you have voted against?

 
In fact, only 19% of people voted and the result was 1,734,117 votes in favor and 10,979 against. At that time there were rumors, more than plausible, that the dissenting votes were inflated to make a little more credible result.

The plebiscite of 1860 is unfortunately celebrated by the largest square of Naples, "Piazza del Plebiscito". And, shame to the Neapolitans who do not know (I would not be surprised if the majority), by the column of "Piazza dei Martiri" square:


The plaque on the base of the column reads:

TO THE
GLORIOUS MEMORY
OF
CITIZENS OF NAPLES

WHO FALLING IN THE BATTLE OR ON THE SCAFFOLD
GRANTED THE FREEDOM OF PROCLAIMING
WITH SOLEMN AND ETERNAL PACT
THE PLEBISCITE OF OCTOBER 21, MDCCCLX
THE CITY HALL
CONSECRATES

A celebration that has nothing to envy to those of Saddam, Gaddafi and all the rapists of people of which the world is not stingy.
But history, sooner or later, will settle the score.

sabato

5 - La delega alla Camorra / The proxy to Camorra

Franz Wenzel, ingresso di Garibaldi a Napoli / Garibaldi enters Naples         

(English text at bottom)

Una delle tante ombre che oscura questi già cupi tempi italiani è la famigerata ”trattativa stato-mafia”. Uno dice “no, non è possibile” sapendo che è possibile, ma quello che è difficile è farsene una ragione.
Purtroppo c’è un modo di farsela, la ragione: è quello di andare a cercare quando tutto ebbe inizio. C’è un momento preciso, da collocare nel luglio 1860, in cui non ci fu nemmeno trattativa; semplicemente lo Stato delegò, non richiesto, una delle sue funzioni alla camorra napoletana. Che non disse di no.

Garibaldi era ancora in Sicilia. Non direi vittorioso, dato che non c’era più una forza armata borbonica da combattere (ufficiali dell’esercito e comandanti di marina comprati con i soldi piemontesi provenienti da mezza Europa e dalle Americhe, nonché con promesse di posizioni e privilegi nel Regno d’Italia prossimo venturo) e si apprestava a risalire la penisola verso la capitale, Napoli.  
A Napoli il giovane e ingenuo Francesco, re da poco più di un anno, aveva ripristinato la Costituzione congelata dopo i moti del ’48, nominato un governo di liberali o simpatizzanti, proclamato un’amnistia. Addirittura, aveva cambiato la bandiera del Regno, dando ospitalità al tricolore:

 L'ultima bandiera del Regno delle Due Sicilie, 1860-61

Ma Francesco non aveva ancora capito, questa è la verità. Nell'illusione che quanto stava accadendo con Garibaldi fosse solo un moto liberale e che questo non facesse presagire l’invasione piemontese (quando mai un esercito straniero può invadere uno stato sovrano senza una dichiarazione di guerra?), credeva che queste concessioni al suo popolo sarebbero bastate.
Dietro le quinte, invece, si lavorava alacremente. C’erano due cose da fare: allontanare il re da Napoli e assicurare l’ingresso trionfale in città di Garibaldi. E qui entra in scena l’uomo chiave: Liborio Romano, all’epoca prefetto di polizia.
Romano non era un opportunista né un avido affarista. A suo modo era un idealista: credeva fermamente che l’unificazione dell’Italia sotto il Re Savoia fosse cosa buona e giusta per il popolo del sud. Era l’uomo giusto per Cavour; tutto il suo operato doppiogiochista (al servizio del Re Borbone in apparenza e dei Savoia nei fatti) si può ascrivere al perseguimento del suo ideale. E non aveva nessuno scrupolo, pur di raggiungerlo.

Era indispensabile mantenere l’ordine a Napoli, ma le forze di polizia erano da una parte leali ai Borbone e dall’altra non avevano ordini su come comportarsi con tutti questi liberali usciti dal carcere in seguito all’amnistia. Inevitabili i disordini e le scaramucce tra lealisti e liberali. In più, dal carcere erano usciti anche molti capi camorristi che, fiutando l’avvento dell’ordine nuovo, organizzarono assalti ai commissariati di polizia, oltre che per vendette personali, anche per distruggere tutti gli incartamenti che li riguardavano.
I disordini culminarono il 3 luglio con la proclamazione dello stato d’assedio, che conferiva poteri straordinari al prefetto, il nostro Liborio Romano, il quale ebbe un’idea “geniale”.

Perché non farsi dare una mano dalla camorra per mantenere l’ordine? Romano convocò il boss dei boss, Salvatore De Crescenzo detto “Tore ‘e Crescienzo”, e gli fece la proposta: assicurate l’ordine a Napoli, fate in modo che Garibaldi entri ben accolto in una città “pacificata”, e io vi garantisco che la polizia non vi darà più fastidio, per il semplice fatto che la polizia sarete voi.
Detto fatto. Il rapporto guardie-ladri s’invertì di colpo, e dopo qualche sanguinosa vendetta personale (commissari di polizia linciati per strada) la camorra s’insediò legittimamente negli uffici di polizia, nominando nuovi commissari e funzionari, ovviamente amici degli amici. Con qualche piccola attenzione per gli affarucci di famiglia. Che c’era di male, in cambio dell’ordine in città?
Naturalmente i camorristi, con tanto di coccarda tricolore appuntata sul petto, assicurarono il servizio d'ordine anche in occasione del plebiscito (a votazione palese) del 21 ottobre per l'annessione al Regno d'Italia. Per caso qualcuno era contrario?

Il re fu “benevolmente consigliato” da Romano (intanto nominato ministro dell’interno) di andarsene a Gaeta “per il bene di Napoli” e per “organizzare una migliore controffensiva”. Il giovane sovrano ancora non sapeva e non immaginava che il problema non era Garibaldi ma l’esercito piemontese che di lì a poco avrebbe varcato il confine. Con un tempismo perfetto, Francesco II lascia Napoli il 6 settembre e Garibaldi vi entra da trionfatore il 7.
Il resto è storia.
Liborio Romano sarà deputato del primo parlamento di Torino, ma sempre tenuto in disparte. Il tradimento lasciò un segno anche in chi lo aveva comprato.    

Ecco la storia della prima “trattativa stato-mafia”, e visto che oggi è cosa buona e giusta festeggiare l’Unità d’Italia, ricordiamoci sempre che ci siamo arrivati anche così, assistendo perfino alla fuga delle guardie inseguite dai ladri. Ragion di Stato.   
I have a dream: un giorno, forse lontano, vedremo di nuovo i ladri scappare inseguiti dalle guardie. Ma, per il momento, non ci siamo.  

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One of the many shadows that obscure these already dark times is the famous Italian "Mafia-State negotiation." One says "no, it isn't possible" knowing that it is possible. But what is difficult is to understand how.Unfortunately, there is a way to understand, simply going to look for when it all began. There is a precise moment, to be placed in July 1860, when there was not negotiation; simply the State delegated one of its functions to the Neapolitan Camorra. That did not say no.

Garibaldi was still in Sicily; I would not say winning, because there was not a Bourbon armed force to fight anymore (officers of the army and navy bought with money from half of Europe and the Americas, and with promises of positions and privileges in the next United Italy) and he was preparing to move up the peninsula to the capital, Naples.
In Naples, the young and naive Francesco, king for a little over a year, restored the constitution frozen after the riots of '48, appointed a liberal government, proclaimed an amnesty. Indeed, he had changed the flag of the Kingdom, giving hospitality to the Italian colours:

 
 The last flag of the Kingdom of the Two Sicilies, 1860-61

But Francesco had not yet understood, this is the truth. With the illusion that what was happening with Garibaldi was just a liberal movement and that this did not presage the Savoy invasion (when ever a foreign army can invade a sovereign state without a declaration of war?), he believed that these concessions to his people would be enough. Behind the scenes, instead, someone was working hard.

There were two things to do: remove the king from Naples and ensure the triumphal entry of Garibaldi into the town. And here is the key man on the scene: Liborio Romano, chief of police at the time.Romano was not an opportunist or a greedy businessman. In its own way was an idealist: he firmly believed that the unification of Italy under the Savoy King was right and good for the southerners. It was the right man for Cavour: his double-dealing work (at the service of the Bourbon King  in appearance and of Savoy in fact) can be ascribed to the pursuit of his ideal. And he had no qualms, but to reach it.

It was essential to maintain order in Naples, but the police were on one side
loyal to the Bourbons and on the other  had no orders about what to do with all these liberal released from prison following the amnesty. Riots and skirmishes between loyalists and liberals were inevitable. In addition, the prison had left many Camorra leaders who, scenting the advent of the new order, organized attacks to police stations, in order to destroy all papers concerning them. The unrest culminated on July 3 with the proclamation of martial law, which gave extraordinary powers to the prefect, our Liborio Romano, who had a "brilliant" idea.

Why not get help from the Camorra to keep order? Romano called the boss of bosses, Salvatore De Crescenzo said "Tore 'e Crescienzo", and made the proposal: secure the order in Naples, so that Garibaldi is welcomed in a  "pacified," city, and I can assure you that the police will not give you more trouble, for the simple fact that the police will be you. Said and done.

The relationship thieves-guards was inverted at once, and after a bloody personal revenge (police commissioners lynched in the street), the Camorra lawfully settled in the police offices, appointing new commissioners and officials, of course friends of friends. With a little attention to the business of the family. What was so wrong, in exchange for order in the city? 
Of course, the bandits of Camorra, with a tricolor cockade pinned on their chest, also assured the service order during the plebiscite of October 21 for the Unification of Italy. By any chance someone is against it?
 
The king was "sympathetically
recommended" by Romano (meanwhile appointed Minister of the Interior) to go to Gaeta, "for the good of Naples" and to "organize a better defense." The young king did not know and had no idea that the problem was not Garibaldi but the Savoy army which would soon crossed the border.
With perfect timing, Francesco II left Naples on September 6 and Garibaldi entered in triumph on the 7th. The rest is history. 
Liborio Romano will be deputy of the new Italian parliament of Turin, but always kept in the background. The betrayal left a mark even in those who had bought it.

Here is the story of the first "negotiation state-mafia", and since today is good and right to celebrate the unification of Italy, always remember that we got even so, seeing the guards chased by the thieves. Reason of State.

I have a dream: one day, perhaps far away, we will again see the thieves chased by the guards. But we are still not there.