giovedì

3 - L'assedio di Gaeta / The siege of Gaeta

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(English text at bottom)

Perdere la vita in guerra è già una cosa sufficientemente stupida per essere minimamente accettabile. Quando poi la guerra è comunque persa e la nazione per cui uomini fedeli a un ideale e ad un sovrano hanno combattuto non esiste più, e i libri di storia li cancellano, e neanche più i vinti sanno che sono esistiti, quei morti gridano vendetta.

Questo è quanto è accaduto ai combattenti dell'esercito del Regno delle Due Sicilie nell'assedio di Gaeta del 1860-61, ultimo terribile atto della resistenza del Regno di Napoli al massacro savoiardo. Fu l'ultimo assedio di una fortezza nella storia europea, durato 102 giorni e costato la vita a molte migliaia di militari e civili. Ora dobbiamo ricordarlo, e oggi voglio in particolare far rivivere il sacrificio dei reggimenti svizzeri al servizio di Francesco II di Borbone.  

Inquadriamo un po' Gaeta: situata poco a sud del confine tra lo Stato Pontificio e le Due Sicilie, fino alla fine del Regno era stato un porto commerciale e militare molto importante ed una grande scuola di marineria. Dopo, il nulla: i gaetani emigrarono in massa (mai successo prima, come del resto in tutta l'Italia meridionale) dopo gli espropri e la soppressione scientifica e sistematica di ogni attività economica della città ad opera dei piemontesi.

E inquadriamo un po' anche i reggimenti svizzeri del Regno di Napoli: la presenza dei militari elvetici nell'esercito borbonico datava dal 1734 e al momento dei fatti in questione era consolidata in quattro reggimenti, ognuno costituito da 2 battaglioni con 6 compagnie: una di granatieri, una di cacciatori, quattro di fucilieri, con una batteria di artiglieria.

3° reggimento Svizzero

I napoletani volevano bene ai soldati svizzeri: li chiamavano affettuosamente "Titò", parola ancora presente e utilizzata nel dialetto napoletano, dal suono dei loro tacchi in marcia.
Molti soldati avevano moglie napoletana, molti dei loro discendenti sono ancora a Napoli: i Caflisch, i Wenner, i Brunner, i Fevot.
Vi consiglio, per approfondire la storia dei reggimenti svizzeri a Napoli, la lettura di un bell'articolo di Ciro La Rosa qui, dove ho ricavato alcune delle informazioni nonché le foto di questo post.

Sì, e vero, combattevano per denaro. Ma quando perdi la vita combattendo, non è per i soldi. Quando ti rifiuti di arrenderti non è per i soldi. Quando ti rifiuti di rinnegare un giuramento non è per i soldi. Quando combatti già sapendo che la battaglia è persa vuol dire che hai sposato una causa, vuol dire che credi. Possono sembrare parole militariste; be' non lo sono. Per me ogni esercito del mondo è inutile e dannoso. Sto parlando solo di uomini.

Dunque il Re Francesco II, la Regina Sofia di Baviera e parte della loro corte, con un esercito di circa 12.000 uomini (quanto rimaneva di tutto l'esercito napoletano), si asserraglia a Gaeta il 13 novembre 1860. Da questo momento inizia il cannoneggiamento piemontese sostenuto da un esercito di 18.000 uomini al comando del famigerato generale Enrico Cialdini (un nome da non dimenticare, il massacratore dei "briganti" meridionali), che durerà complessivamente 75 giorni (del totale di 102 giorni di assedio, interrotti solo da brevi tregue di trattativa sempre sdegnosamente rifiutata dai duosiciliani). Intanto tra le truppe e i civili si diffonde un'epidemia di tifo petecchiale, tanto per gradire.

La situazione volge al peggio il 19 gennaio 1861, quando le navi francesi che fino a quel momento avevano scongiurato il blocco navale e consentivano l'arrivo dei rifornimenti a Gaeta, abbandonano il golfo in seguito ad una trattativa segreta tra Cavour e Napoleone III, lasciando campo libero alle navi piemontesi che bloccano ogni possibilità di rifornimento.

Tifo, fame e bombardamenti uccidono Gaeta e gli assediati, la capitolazione avviene il 13 febbraio. I soldati napoletani escono dalla fortezza con l'onore delle armi.
Delle poche migliaia di combattenti superstiti pochissimi accetteranno di passare nell'esercito piemontese, quasi tutti saranno deportati nel campo di concentramento di Fenestrelle dove moriranno di stenti.
Alle centinaia di svizzeri, protagonisti di episodi di assoluto eroismo, non sarà riconosciuto dai piemontesi lo status di truppe combattenti. Saranno trattati come criminali comuni.

13ma compagnia Cacciatori Svizzeri

So che la storia non si fa con i "se", ma va fatta una considerazione militare importante. Francesco era re da un anno e non aveva alcuna esperienza militare. Se il re non avesse abbandonato Napoli, malignamente consigliato a farlo, con tutta probabilità i piemontesi se ne sarebbero tornati a casa con le pive nel sacco.
Non sarebbe stato possibile ai piemontesi cingere d'assedio Napoli ed affamarla, soprattutto con il popolo napoletano che adorava il suo re: ricordiamo che i napoletani hanno cacciato i tedeschi in quattro giorni nel 1944, con poche armi e tanta rabbia. E la Wermacht non era certo militarmente inferiore all'esercito piemontese.    

Che fine fece Francesco II? Esule per breve tempo nello Stato Pontificio, si trasferì definitivamente a Parigi dove visse fino alla morte, nel 1894. A Parigi visse modestamente: tutti i beni dei Borbone erano stati confiscati dal Regno d'Italia, che si offrì di restituirglieli in cambio della rinuncia ad ogni pretesa sul Regno delle Due Sicilie. Francesco non accettò mai.
L'ultimo re era partito da Napoli senza portar via neanche uno spillo. Quando, nel 1946, i Savoia lasciarono l'Italia, partirono con diciotto treni (18), la maggior parte dei quali diretti in Svizzera.   
Oggi, noi sappiamo che non dobbiamo dimenticare.
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Losing lives in war is already something stupid enough to be minimally acceptable. But when a war is already lost and the nation for which men loyal to an ideal and to a king fought doesn't exist anymore, and history books erase them, and not even losers know that they existed, that dead cry out for vengeance.

This is what happened to the fighters of the army of the Kingdom of the Two Sicilies during the 1860-61 siege of Gaeta, the last terrible act of resistance to the Savoy massacre of the Kingdom of Naples. It was the last siege of a fortress in European history, which lasted 102 days and costed the lives of many thousands of soldiers and civilians. Now we have to remember, and today in particular I want to relive the sacrifice of the Swiss regiments in the service of Francesco II of Bourbon.


Located just south of the border between the Papal State and the Two Sicilies, until the end of the Kingdom Gaeta had been a very important commercial and military port and a great school of seamanship. After that, nothing: the gaetans emigrated in crowds (never happened before, as in all southern Italy) after the expropriations and systematic suppression of all economic activity by the Savoy troops.


So King Francesco II and Queen Sofia of Bavaria and part of their court, with an army of 12,000 men (what remained of the whole Neapolitan army), barricaded themselves in Gaeta November 13, 1860. From that moment the Savoy shelling supported by an army of 18,000 men under the command of the notorious general Enrico Cialdini (a name not to be forgotten, the man who massacred the "bandits" in the South), which will last a total of 75 days (the total number of 102-day siege, interrupted only by brief truces negotiation always indignantly rejected by "duosiciliani"). Meanwhile, among the troops and civilians spread an epidemic of typhus, just to enjoy.


The situation turns for the worst January 19, 1861, when the French ships that until then had prevented a naval block and allowed the arrival of supplies at Gaeta, leave the gulf as a result of a secret negotiation between Cavour and Napoleon III, leaving field open to ships that blocked any possibility of supply.


Typhus, starvation and bombings kill Gaeta and the besieged, capitulation is February 13. The Neapolitan soldiers leave the fortress with the honors of war.
Of a few thousand fighters remaining few will agree to go in the Savoy army, almost all will be deported to the concentration
camp of Fenestrelle, where they will die of starvation.
To the hundreds of Swiss players in episodes of absolute heroism, will not be recognized by the Savoy troops the status of combatants. They will be treated as common criminals.
 
13th Swiss Hunters Regiment
 
I know that history is not made with the "if", but an important military consideration is needed. Francesco II was king for a year and had no military experience. If the king did not abandon Naples, maliciously recommended to do so, in all probability the Savoy army would have returned home empty-handed.
It wouldn't be possible to lay siege to Naples and starve it, especially with the Neapolitan people who loved their king. Remember that the Neapolitans have driven out the Germans in 1944 in four days, with few weapons and a lot of anger. And the Wehrmacht was not militarily inferior to the Savoy army.


What happened to Francesco II? Exile for a short time in the Papal States, he moved to Paris where he lived until his death in 1894. In Paris he lived modestly: all the goods had been confiscated by the Kingdom of Italy, who offered to return them in exchange for giving up all claim to the Kingdom of the Two Sicilies. Francesco never accepted.
The last king had left Naples without taking away even a pin. When, in 1946, the Savoy left Italy,
eighteen trains departed with, most of which headed to Switzerland.

Today, we know that we must not forget.

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